Genova e l'Italia nei secoli in una mostra sui grandi viaggiatori
Nel cuore di Genova una grande mostra ripercorre l'Italia e la citta' della lanterna con gli occhi di personaggi che l'hanno attraversata nel corso di cinque secoli
Quella di Palazzo Ducale non è semplicemente una mostra, ma è un insieme di preziose schegge di storia, arte e poesia, che vanno dallo splendore delle Corti rinascimentali, con le vicende di grandi famiglie come gli Este, i Gonzaga, i Medici, viste e vissute con il tratto del pennello di Tiziano, Tintoretto, Raffaello, Michelangelo, attraversano le righe degli scritti di Machiavelli, Ariosto e Tasso per arrivare sino ai giorni nostri.
Genova del passato
Il dedalo di pareti scure fa da sfondo alle tinte forti che emergono dai quadri, alla sovrabbondanza del rosso, tratto distintivo di quella scuola fiamminga che proprio qui a Genova conobbe grandi giorni. La Superba ospitò infatti, tra gli altri, Rubens, che, dopo il periodo mantovano, qui fu pittore al servizio degli Spinola, e che dipinse la città della lanterna attraverso i ritratti intensi dei suoi grandi signori (Nicolò Pallavicino, Giovanni Carlo Doria e Ambrogio Spinola) e gli studi sui maestosi palazzi.
Riviviamo la vitalità e il grande sviluppo della Genova del XVI e XVII secolo anche attraverso immagini del centro storico (bellissimo lolio su tela Piazza Banchi di Sebastian Vranckx), della darsena, di scambi e commerci, nelle incisioni acquarellate della Fortezza, delle lussuose ville, della Chiesa dei Gesuiti, negli oli su tela di Velazquez.
LItalia in una manciata di stanze
Gli occhi saltellano rapidi ed estasiati su Rubens e Van Dyck, seguendo le suggestioni di Montesquieu e del suo viaggio a Torino, Milano e Bologna, dove non possiamo non soffermarci davanti al bellissimo San Sebastiano di Guido Reni.
Così come lItalia non dà respiro agli amanti del bello, noi non abbiamo che il tempo di uno stop and go di fronte allo sferzante Marchese De Sade, che parla di una Firenze "dai costumi molto liberi". La mostra dà spazio ai mille volti e alle contraddizioni della Penisola, accostando la Roma di Winckelmann - che qui fu colto da sfrenata passione per larcheologia, tra teste di divinità e statue di Apollo - fino alla Napoli di Goethe, con la sua anima "piena di allegria, di libertà, di vita ", o le vedute del Vanvitelli e il Pulcinella di Vincenzo Cammarano, per ricordarci che "gli italiani sono un popolo di commedianti" (Charles de Brosses).
Avanti ancora ed eccoci alla assolata Trinacria dove ci aspettano le visioni del tempio di Segesta e del teatro greco di Siracusa, accanto a raffigurazioni della Sicilia più timida dei dipinti di Jakob Philipp Hackert.
Cavalchiamo rapidi attraverso i secoli e nuovamente verso nord: Stendhal ci richiama ancora a Napoli- in occasione dellinaugurazione della stagione operistica del Teatro San Carlo -, e Canova a Roma, con il suo gesso che ricalca mirabilmente le fattezze di Paolina Borghese.
Una sosta in Versilia con Shelley ("Il funerale di Shelley sulla spiaggia di Viareggio", Louis-Edouard Fournier), prima di riapprodare alla "Genova dal mare" con William Turner e con Dickens, che dei suoi abitanti conserva questa immagine: "Destate, la sera, i genovesi amano andare a godersi il fresco dovunque ci sia un po di spazio. Si raccolgono come api, in tutte le straducole e in tutti i vicoli, in ogni salitina, su ogni muricciolo e su ogni scalinata."
E il momento di uscire dalla Genova del passato, per respirare la Genova di oggi, e perderci nei suoi vicoli.