In Sicilia per un intenso assaggio di Islam
Con i suoi 25.000 immigrati musulmani, la Sicilia e', di tutte le Regioni italiane, quella in cui si respira di piu' l'aria e l'influenza del mondo islamico. Ecco un itinerario in tre tappe - Palermo, Mazara e Catania - per annusarne le tracce.
Di questa cultura "ibrida" si trovano importanti tracce a Palermo (l'araba Balarm), definita nel 973 da Ibn Hawqal, viaggiatore arabo dell'epoca normanna, la "città dalle trecento moschee". Qui sono tanti gli edifici del periodo della dominazione araba e ancora di più normanna, ma comunque sempre opera di artisti arabi o sotto la loro influenza. Oggi l'islam siciliano abita sedi più modeste e di moschee ce n'è una sola, nel cuore popolare della città: è la chiesa sconsacrata di San Paolino dei Giardinieri, pesantemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale, ceduta dalla curia al comune e ora sotto il controllo del governo tunisino.
Procedendo a zig-zag nel cuore della città, si incontra la Cattedrale dalla multiforme identità: da quella originaria di tempio cristiano (consacrato nel 604 d.C.) a quella saracena e normanna, fino all'ultimo grande restauro iniziato nel 1782 e terminato nel 1801. Date un'occhiata ad una delle colonne esterne, accanto all'ingresso principale: vi leggerete dei versetti coranici. Per rimanere abbagliati dal più illustre esempio di arte arabo-normanna in Sicilia, allungate il cammino di qualche passo fino a Piazza Vittoria con la sua Cappella Palatina, capolavoro meticcio che esprime il meglio della contaminazione tra tradizione latina, bizantina e islamica.
Vale la pena una visita alla Chiesa di San Giovanni degli Eremiti - che congloba i resti di una moschea araba - prima di defilarsi dal centro della città in direzione palazzo della Zisa (dall'arabo al-aziz: nobile, magnifico), edificio del XII secolo: in origine residenza estiva del sovrano, ospita oggi manufatti di matrice islamica provenienti da paesi del bacino del Mediterraneo. Recentemente è stato acquistato dalla Regione Sicilia, che vi ha iniziato i lavori di restauro.
Mazara del Vallo
Lasciatevi alle spalle il capoluogo per puntare in direzione sud-ovest verso Mazara del Vallo. Quella che è stata la prima tappa della conquista araba della Sicilia nell'827 d.C, oggi è una cittadina animata da ben 5000 tunisini - il 10% circa dell'intera popolazione mazarese - che abitano la casbah, il vecchio quartiere arabo. Dell'antico splendore islamico sono rimasti i resti di una moschea, le strade e i cortili dei quartieri di San Francesco e della Giudecca, le cupole delle chiese di Sant'Egidio e del Carmine e la Chiesa San Nicolò Regale, detta anche di Santa Niculicchia, splendido esempio di architettura arabo-normanna. Oltre, naturalmente, ad una alchimia di colori, sapori e profumi "da mille e una notte".
A Catania una moderna moschea made in Italy
Fate un salto verso la costa orientale dell'isola per approdare a Catania: qui l'Islam veste i panni della modernità grazie alla prima vera moschea italiana dell'epoca moderna. Il progetto è di un architetto egiziano ed è stato finanziato dalla Libia, ma l'iniziativa è di un avvocato catanese, Michele Papa (niente affatto musulmano). Inaugurata nel 1980 e dedicata al califfo Omar, precede nell'ordine quella di Milano (1988) e di Roma (1995). Peccato che la comunità islamica non abbia apprezzato la "firma" in latino dell'ideatore - "Michele Papa aedificavit" - posizionata proprio sul frontale esterno, e le abbia preferito un seminterrato vicino al porto, facendo scivolare la moschea del califfo nell'abbandono e nell'incuria.
Procedendo a zig-zag nel cuore della città, si incontra la Cattedrale dalla multiforme identità: da quella originaria di tempio cristiano (consacrato nel 604 d.C.) a quella saracena e normanna, fino all'ultimo grande restauro iniziato nel 1782 e terminato nel 1801. Date un'occhiata ad una delle colonne esterne, accanto all'ingresso principale: vi leggerete dei versetti coranici. Per rimanere abbagliati dal più illustre esempio di arte arabo-normanna in Sicilia, allungate il cammino di qualche passo fino a Piazza Vittoria con la sua Cappella Palatina, capolavoro meticcio che esprime il meglio della contaminazione tra tradizione latina, bizantina e islamica.
Vale la pena una visita alla Chiesa di San Giovanni degli Eremiti - che congloba i resti di una moschea araba - prima di defilarsi dal centro della città in direzione palazzo della Zisa (dall'arabo al-aziz: nobile, magnifico), edificio del XII secolo: in origine residenza estiva del sovrano, ospita oggi manufatti di matrice islamica provenienti da paesi del bacino del Mediterraneo. Recentemente è stato acquistato dalla Regione Sicilia, che vi ha iniziato i lavori di restauro.
Mazara del Vallo
Lasciatevi alle spalle il capoluogo per puntare in direzione sud-ovest verso Mazara del Vallo. Quella che è stata la prima tappa della conquista araba della Sicilia nell'827 d.C, oggi è una cittadina animata da ben 5000 tunisini - il 10% circa dell'intera popolazione mazarese - che abitano la casbah, il vecchio quartiere arabo. Dell'antico splendore islamico sono rimasti i resti di una moschea, le strade e i cortili dei quartieri di San Francesco e della Giudecca, le cupole delle chiese di Sant'Egidio e del Carmine e la Chiesa San Nicolò Regale, detta anche di Santa Niculicchia, splendido esempio di architettura arabo-normanna. Oltre, naturalmente, ad una alchimia di colori, sapori e profumi "da mille e una notte".
A Catania una moderna moschea made in Italy
Fate un salto verso la costa orientale dell'isola per approdare a Catania: qui l'Islam veste i panni della modernità grazie alla prima vera moschea italiana dell'epoca moderna. Il progetto è di un architetto egiziano ed è stato finanziato dalla Libia, ma l'iniziativa è di un avvocato catanese, Michele Papa (niente affatto musulmano). Inaugurata nel 1980 e dedicata al califfo Omar, precede nell'ordine quella di Milano (1988) e di Roma (1995). Peccato che la comunità islamica non abbia apprezzato la "firma" in latino dell'ideatore - "Michele Papa aedificavit" - posizionata proprio sul frontale esterno, e le abbia preferito un seminterrato vicino al porto, facendo scivolare la moschea del califfo nell'abbandono e nell'incuria.