Nella tana del lupo
Danze e tradizioni antiche nella Calabria che parla ancora 'greco'
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Nel piccolo paese di Cataforìo, appena sopra Reggio, tutti gli spazi possibili vengono messi a disposizione per chi arriva. La vecchia scuola elementare, case private non ancora finite, soffitte, garage, la piazza del paese per la festa a ballu quotidiana; dovunque lire, organetti, tamburelli, pipite, zampogne. Megàlochòro, ossia la grande danza nella lingua grecanica di Calabria, è la festa di chi ama le culture antiche che per qualche forza miracolosa riescono a sopravvivere e a durare oggi.
Il nucleo portante delle giornate è costituito dagli stage di strumento. Mattina e pomeriggio ci si divide in gruppi che lavorano alacremente al tentativo, spesso durissimo, di restituire un suono degno di tal nome a strumenti difficoltosi e aspri come la terra e le persone che li hanno prodotti. La sera, dopo la cena a base di prodotti tipici, la grande festa a ballu con i suonatori tradizionali dei posti vicini. Lu mastru a ballu guida i ballerini in questa sorta di sfida che è la tarantella tradizionale reggina: ore di danza con il pubblico che guarda, commenta e giudica.
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Ma Megàlochòro non è soltanto musica. Altrettanto importante è lincontro con la cultura ellenica ancora vivente nella Calabria grecanica. Escursioni, viaggi, feste, confronti con le piccole realtà locali cercano di restituire il colore, i suoni, il vigore di un mondo lontano nel tempo, ma ancora vivo e orgoglioso di esistere.
Bova ne è il centro principale. A soli 15 chilometri dalla costa, siamo già a 820 metri di altitudine. La strada che sale al paese è tutta curve, ma la fatica è premiata dalla bellezza del luogo: piccole strade, la piazza, i luoghi storici, un panorama meraviglioso.
Inquietanti e magici sono lantico rudere del castello e il borgo di Pentedattilo, costruito su una roccia montagnosa nei pressi di Mèlito che ricorda le cinque dita della mano da cui il paese prende nome.
Commovente è larrivo a Gallicianò di Condofuri, paese ancora interamente ellenofono, nascosto su una montagna al termine di una lunga stradina sterrata. Se ti va bene le persone ti parlano in dialetto reggino e forse un po capisci, ma la loro lingua è il grecanico e i cartelli bilingue lo testimoniano ad ogni angolo.