Nella tana del lupo
Danze e tradizioni antiche nella Calabria che parla ancora 'greco'
Si è svolta dal 21 al 27 agosto la VII edizione di Megàlochòro, incontro di musica e danza tradizionale ai piedi dellAspromonte nellestremo sud della Calabria.
Nel piccolo paese di Cataforìo, appena sopra Reggio, tutti gli spazi possibili vengono messi a disposizione per chi arriva. La vecchia scuola elementare, case private non ancora finite, soffitte, garage, la piazza del paese per la festa a ballu quotidiana; dovunque lire, organetti, tamburelli, pipite, zampogne. Megàlochòro, ossia la grande danza nella lingua grecanica di Calabria, è la festa di chi ama le culture antiche che per qualche forza miracolosa riescono a sopravvivere e a durare oggi.
Il nucleo portante delle giornate è costituito dagli stage di strumento. Mattina e pomeriggio ci si divide in gruppi che lavorano alacremente al tentativo, spesso durissimo, di restituire un suono degno di tal nome a strumenti difficoltosi e aspri come la terra e le persone che li hanno prodotti. La sera, dopo la cena a base di prodotti tipici, la grande festa a ballu con i suonatori tradizionali dei posti vicini. Lu mastru a ballu guida i ballerini in questa sorta di sfida che è la tarantella tradizionale reggina: ore di danza con il pubblico che guarda, commenta e giudica.
Le varianti sono minime e le melodie ostinate, ripetitive. Ma proprio qui sta la grande particolarità della musica grecanica di Calabria: ogni suonatore ha la sua passata che muta lentamente con microvariazioni che sono impercettibili allorecchio di chi si accosta per la prima volta al repertorio. Come ci spiega il direttore artistico Ettore Castagna di Medmedia , la musica dellarea grecanica di Calabria lestrema punta della regione che guarda alla Sicilia - si basa su un unico brano la passata- che, variato con sapienza, costruisce la sua magia e richiama la sua forza ancestrale proprio grazie alla reiterazione.
Ma Megàlochòro non è soltanto musica. Altrettanto importante è lincontro con la cultura ellenica ancora vivente nella Calabria grecanica. Escursioni, viaggi, feste, confronti con le piccole realtà locali cercano di restituire il colore, i suoni, il vigore di un mondo lontano nel tempo, ma ancora vivo e orgoglioso di esistere.
Bova ne è il centro principale. A soli 15 chilometri dalla costa, siamo già a 820 metri di altitudine. La strada che sale al paese è tutta curve, ma la fatica è premiata dalla bellezza del luogo: piccole strade, la piazza, i luoghi storici, un panorama meraviglioso.
Inquietanti e magici sono lantico rudere del castello e il borgo di Pentedattilo, costruito su una roccia montagnosa nei pressi di Mèlito che ricorda le cinque dita della mano da cui il paese prende nome.
Commovente è larrivo a Gallicianò di Condofuri, paese ancora interamente ellenofono, nascosto su una montagna al termine di una lunga stradina sterrata. Se ti va bene le persone ti parlano in dialetto reggino e forse un po capisci, ma la loro lingua è il grecanico e i cartelli bilingue lo testimoniano ad ogni angolo.
Nel piccolo paese di Cataforìo, appena sopra Reggio, tutti gli spazi possibili vengono messi a disposizione per chi arriva. La vecchia scuola elementare, case private non ancora finite, soffitte, garage, la piazza del paese per la festa a ballu quotidiana; dovunque lire, organetti, tamburelli, pipite, zampogne. Megàlochòro, ossia la grande danza nella lingua grecanica di Calabria, è la festa di chi ama le culture antiche che per qualche forza miracolosa riescono a sopravvivere e a durare oggi.
Il nucleo portante delle giornate è costituito dagli stage di strumento. Mattina e pomeriggio ci si divide in gruppi che lavorano alacremente al tentativo, spesso durissimo, di restituire un suono degno di tal nome a strumenti difficoltosi e aspri come la terra e le persone che li hanno prodotti. La sera, dopo la cena a base di prodotti tipici, la grande festa a ballu con i suonatori tradizionali dei posti vicini. Lu mastru a ballu guida i ballerini in questa sorta di sfida che è la tarantella tradizionale reggina: ore di danza con il pubblico che guarda, commenta e giudica.
Le varianti sono minime e le melodie ostinate, ripetitive. Ma proprio qui sta la grande particolarità della musica grecanica di Calabria: ogni suonatore ha la sua passata che muta lentamente con microvariazioni che sono impercettibili allorecchio di chi si accosta per la prima volta al repertorio. Come ci spiega il direttore artistico Ettore Castagna di Medmedia , la musica dellarea grecanica di Calabria lestrema punta della regione che guarda alla Sicilia - si basa su un unico brano la passata- che, variato con sapienza, costruisce la sua magia e richiama la sua forza ancestrale proprio grazie alla reiterazione.
Ma Megàlochòro non è soltanto musica. Altrettanto importante è lincontro con la cultura ellenica ancora vivente nella Calabria grecanica. Escursioni, viaggi, feste, confronti con le piccole realtà locali cercano di restituire il colore, i suoni, il vigore di un mondo lontano nel tempo, ma ancora vivo e orgoglioso di esistere.
Bova ne è il centro principale. A soli 15 chilometri dalla costa, siamo già a 820 metri di altitudine. La strada che sale al paese è tutta curve, ma la fatica è premiata dalla bellezza del luogo: piccole strade, la piazza, i luoghi storici, un panorama meraviglioso.
Inquietanti e magici sono lantico rudere del castello e il borgo di Pentedattilo, costruito su una roccia montagnosa nei pressi di Mèlito che ricorda le cinque dita della mano da cui il paese prende nome.
Commovente è larrivo a Gallicianò di Condofuri, paese ancora interamente ellenofono, nascosto su una montagna al termine di una lunga stradina sterrata. Se ti va bene le persone ti parlano in dialetto reggino e forse un po capisci, ma la loro lingua è il grecanico e i cartelli bilingue lo testimoniano ad ogni angolo.